Con neurofeedback (o EEG Biofeedback) si intende una tecnica non invasiva, derivata dal Biofeedback, che si propone di intervenire a livello neurocognitivo. Di tale tecnica è stato proposto l'uso in alcune situazioni cliniche, quali la terapia di patologie quali l'ADHD o contro l'emicrania.

Il neurofeedback è un procedimento teoricamente finalizzato ad applicare i principi del Biofeedback (BFB) all'automodulazione di alcune funzioni del SNC (Sistema Nervoso Centrale).

Tale autocontrollo verrebbe facilitato tramite le informazioni derivanti dall'elettroencefalogramma (EEG) elaborato da un computer. Il computer visualizza con un ritardo di pochi millisecondi l'elettroencefalogramma del soggetto, fornendogli così un "feedback" in tempo reale dei suoi processi elettroneurofisiologici, ed aiutandolo così nel provare a modularli. Quando la modificazione avviene nella "direzione" voluta, il soggetto viene "rinforzato positivamente" (ad esempio, con un suono). In questo modo, grazie ad un esercizio continuativo, secondo i sostenitori del metodo dovrebbe essere possibile praticare regolarmente questa forma di automodulazione (Wikipedia).

 

Il biofeedback (tradotto dall'inglese: retroazione biologica), chiamato anche biofeedback training, è un metodo terapeutico che riguarda la psicoterapia. Esso è basato sulla teoria comportamentista ed aiuta il paziente a prendere controllo del suo comportamento.

L'organismo umano interagisce continuamente con l'ambiente esterno attraverso l'elaborazione di un comportamento adattativo. Questo è il risultato di processi ciclici che si possono equiparare a sistemi di controllo interagenti e legati tra di loro.

I comportamenti adattativi sono dei meccanismi di autoregolazione che avvengono spesso automaticamente e non interagiscono con il campo di coscienza della persona. Alcuni di questi meccanismi sono regolati dai sistemi neurovegetativo, endocrino ed immunitario.

A volte l'indipendenza di questi processi dalla coscienza può mancare: ad esempio, dopo una corsa si può percepire il cuore battere più forte, oppure se un organo ha un problema si può percepire dolore. Quando la persona percepisce questi segnali può agire per modificarli, formando un sistema elementare di biofeedback. Il biofeedback è l'applicazione di queste osservazioni con le tecnologie opportune. Questo metodo terapeutico coinvolge nel suo funzionamento tre discipline diverse: psicologia, fisiologia ed elettronica.

Con il biofeedback, una certa funzione corporea come la tensione muscolare o la temperatura cutanea viene monitorata con l'uso di elettrodi o di trasduttori applicati sulla pelle del paziente. I segnali captati vengono amplificati ed usati per gestire segnali acustici o visivi. Il paziente può così adottare strategie di controllo per imparare a controllare volontariamente la funzione monitorata.

Il biofeedback nacque con la diffusione negli anni sessanta della meditazione trascendentale negli Stati Uniti. Si osservò che nello stato di meditazione il cervello aumenta la produzione di particolari segnali detti onde alfa. Addestrando il soggetto sulla sua produzione di onde alfa si può aumentarne la produzione ed aumentare così il rilassamento.

Alla base della terapia di biofeedback si trova la teoria comportamentista. Questa è composta da tre caratteristiche essenziali (il rinforzo positivo, il rinforzo condizionato e la generalizzazione) che intervengono strettamente nei processi di apprendimento. Le tre componenti della teoria comportamentista permettono di interpretare e gestire correttamente le terapie di biofeedback (Wikipedia).

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